Terapie Complementari e Integrate
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Con la visita iridologica è possibile constatare le condizioni generali dell’intero organismo, questo ci permette non soltanto di poter scegliere la terapia più adatta in base all’individuazione delle cause dei disturbi del paziente, ma di variare il dosaggio (quantità, frequenza e concentrazione) delle terapie da consigliare; quindi ogni terapia viene assolutamente personalizzata sulla base delle condizioni di ogni singolo paziente.
Von Peczely nel 1860 inizialmente esercitò la sua attività come fisiatra e in seguito nel 1868, dopo essersi laureato in Medicina a Budapest, esercitò la sua attività come medico. Nel 1871 tenne una conferenza sulla diagnosi iridoscopica e dopo 30 anni di studio, a 54 anni, pubblicò il suo primo libro dal titolo: Avviamento allo studio della diagnosi attraverso gli occhi. In questo libro egli descrive per la prima volta le modifiche dell’iride nel corso di malattie dei vari organi del corpo, la rilevanza statistica di alcune costanti e la coincidenza tra malattie e segni iridei.
Von Peczely infatti elaborò una precisa mappa topografica che è servita come base di partenza e di studio a tutti gli Iridologi che sono venuti dopo di lui. Von Peczely scoprì la patografia cioè le alterazioni strutturali patologiche della trama dell’iride, mentre un religioso, il pastore Liliquist di Stoccolma diede un notevole contributo a questa scienza attraverso la scoperta della patocromia cioè delle variazioni patologiche del colore, come macchie o sfumature diverse rispetto al colore fondamentale dell’iride.
Liljequist notò che nella località nella quale esercitava il suo ministero c’era l’usanza di dare ai bambini un infuso di papavero per farli addormentare. Fu allora che egli osservò che i bambini che avevano assorbito dosi massicce di papavero presentavano una colorazione rossastra attorno alla pupilla mentre gli altri bambini ne erano privi. Inoltre gli era rimasto sempre impresso un incidente avuto all’età di 8 anni nel quale si era rotto 2 costole. Egli infatti aveva osservato che nell’occhio corrispondente alla frattura erano comparsi segni di una colorazione scura. Successivamente infatti, nel 1893, scrisse il suo primo libro relativo all’iridodiagnosi in cui descrisse il significato dei vari segni di colore nero-giallo- marrone-bianco localizzati topograficamente nella mappa iridea.
Liljequist, che aveva avuto delle esperienze negative con lo iodio e il chinino era stato malato per 17 anni e infine si era curato da sé, descrisse l’influsso dei veleni allopatici sulla colorazione dell’iride, in particolare rilevò che l’arsenico, il mercurio, il chinino, il ferro, lo jodio, il piombo, lo zolfo, la stricnina, l’acido salicilico e l’oppio modificano il colore originario dell’iride.
L’argomento è sviluppato nel capitolo 23 del libro Guarire con la Medicina Naturale.